Luca Strano è più di un personaggio, è un “anti privativo” letterario. Anti perché è contro a prescindere, privativo perché rappresenta la negazione vivente della ragione. Grazie a lui, la catena evolutiva ha iniziato un percorso di involuzione attraverso un nuovo e inquietante anello: l’Homo stranus. Chi è l’Homo stranus? È un antiprofeta che riesce a sbagliare puntualmente qualsiasi previsione faccia, chiedendosi ogni volta come sia possibile che quella probabilità su un miliardo sia riuscita a trasformare un successo annunciato in un errore perfetto. È un antifilosofo che riesce a mentire spudoratamente a sé stesso e agli altri, contravvenendo alle più elementari regole della logica, pur di darsi ragione. È un antieroe che, dopo anni di insuccessi scolastici, sentimentali e lavorativi, è riuscito a capire finalmente la sua vocazione: complicarsi la vita e, soprattutto, complicare quella degli altri, trasformando una situazione apparentemente normale in una successione logaritmica di fatti catastrofici. È anche un alchimista imbroglione, in grado di mescolare errori e ironia per creare dal nulla problemi inesistenti, a cui fa corrispondere soluzioni sbagliate, per trovarsi inevitabilmente coinvolto in situazioni improbabili e grottesche. Coltiva l’arte dell’imprevisto ed è un idealista ingenuo, in perenne disaccordo con le proprie idee. Se fallire con classe è un lusso che possono permettersi in pochi, lui riesce a fare di più: sa fallire con una scomposta ironia per non sentirsi mai del tutto sconfitto. Ha una cultura bipolare: può parlare dell’equazione di Dirac e dei supplì con la stessa disinvoltura, confondendo abilmente l’una con l’altro. Insomma, l’Homo stranus è un animale incoerentemente coerente, curiosamente curioso e perdutamente perdente, che non si sa bene cosa significhi, ma lascia un alone di mistero attorno alla sua vera vocazione: cercare e trovare la bellezza ovunque, laddove gli altri non riescono a vederla, essere convinto di aver vinto, laddove gli altri si sentono dei perdenti.