– A che ora passi a prendermi?
– Esco tra poco, finisco di controllare la bozza del terzo capitolo e sono da te.
– Sei soddisfatto?
– Mah, non so, c’è qualcosa che non mi convince…
– Il solito pignolo… non vedo l’ora di leggerti.
– Dai, mi sbrigo!, se resto al telefono con te va a finire che ceni con la pizza cartonata…
– Per me va bene, basta che sia tu a consegnarmela…
Colpito e affondato. Rossella, con questo modo di fare, di dire e non dire, riesce a spiazzarmi sempre. Fa un passo avanti e si ritrae. Quello che non ha capito, e che provo costantemente a ricordarle, senza successo, è che io non ho proprio voglia di buttarmi dentro un’altra storia. Ho detto basta. Ne ho fatti troppi, di errori. Troppi. Sono l’esempio vivente di quanto siano fallimentari i sentimenti e la dimostrazione scientifica dell’inutilità dell’amore. O meglio, a qualcosa l’amore serve: a soffrire come bestie. Serve per deludere e disilludere gli esseri umani. E io, non solo non voglio più soffrire, non voglio nemmeno rischiare… proprio adesso che ho trovato un equilibrio interiore. Sto bene. Scrivo, leggo, ascolto musica e ogni tanto faccio qualche viaggetto solitario. Sto proprio bene. In armonia col creato e col creatore. Senza inutili complicazioni sentimentali. Le donne che ho avuto una cosa me l’hanno insegnata: a stare da solo. Insegnamento pagato a caro prezzo, dopo essermi illuso di compagnia. Quanto è bella la razionalità, eh? Mette al riparo da tutto. La razionalità protegge dalle fregature almeno quanto la diffidenza. E io sono diventato razionale e diffidente. Quella roba laccosa da adolescenti, amore amore, ciuppi ciuppi, mi fa venire la nausea. Sentimenti razionali ed emozioni controllate. Trovarmi di nuovo in una storia ingarbugliata e difficile è l’ultima cosa che mi passa per la testa. Lei non mi ha mai chiesto niente, è vero, ma si vede a distanza quanto è coinvolta. Mi stupisco che non se ne sia accorto anche Marco, suo marito. Ex marito. Pentito. Una donna innamorata diventa bellissima. E Rossella lo è. Ci penso, ci penso spesso: se mi lasciassi andare, finirei per soffrire di mancanze. Vuoti di presenza. Starei insieme a una donna che ci sarà e non ci sarà.Contemporaneamente. E questo mi farà a pezzi.
Però… cosa vuoi che sia mai una cena? Se mi comporto da amico, con un certo distacco, non succede nulla. Lo faccio da mesi e i risultati sono ottimi. Siamo vicini, ma non troppo. Eppoi, stasera non mi va di restare a casa. Mi è venuta una botta di tristezza e nostalgia che non saprei come frenare. Tristezza che non è mancanza di nessuno. E’ vuoto e basta. Solitudine. Altro che terzo capitolo… non ho fatto un cazzo tutto il giorno e sono rimasto a girare per casa in mutande. Quando non gira non gira, c’è poco da fare. Sono bloccato da mesi e non riesco ad andare avanti. Sarà un libro che verrà ricordato per la sua inconcludenza. Forse, tra cento anni, mi considereranno tutti un genio, per questo lavoro incompiuto, e invece sono solo un coglione nostalgico ripiegato sui ricordi. Ricordi di merda, peraltro. Penso di essere l’unico idiota sulla faccia della terra a voltarsi indietro e provare nostalgia, non per le gioie, per i torti subiti e i dolori vissuti. Nostalgia per quei barlumi di felicità intravista, sfiorata e mai raggiunta. Meglio di niente, penso. Se soffri, almeno significa che sei vivo. Se non provi niente, sei morto.
– Ehi, sono proprio contenta di vederti…
– Ciao Rossella, sei bellissima, stasera. Non dire che ti sei messa la prima cosa che ti è capitata, perché non ci credo.
– No, infatti…
– Prendiamo un antipasto? Io ti consiglio le alici fritte ripiene: qua le fanno buonissime.
– Aggiudicato!
– Aggiungerei anche un Vermentino di Gallura…
– Non pensavo ti piacesse il vino…
– Vado a fasi alterne, in accordo col mio umore: un giorno mi piace, l’altro lo detesto.
– Ottimo! Un uomo bipolare è quello che ci vuole, per farmi felice… Coordiniamo la bipolarità, però, altrimenti non ne usciamo vivi…. E come procede il tuo libro?
– Malissimo. Ti ho detto una cazzata, al telefono. Non ho revisionato il terzo capitolo, sono bloccato da mesi e non so come andare avanti.
– Mancanza di ispirazione?
– Forse. O forse, per scrivere, servono la storia giusta, lo stato d’animo giusto e il momento giusto.
– Giusto!
– Lo so, sono il ritratto di un uomo decadente e malinconico, quasi cinquantenne, col fascino del pensatore introverso, che nasconde le insicurezze di chi è fragile e tendente al depresso.
– Sì, un po’ malinconico lo sei, ma non importa. Basta che stiamo insieme.
Ecco, questo mi preoccupa… basta che stiamo insieme è l’anticamera del pantano.
– Dove eravamo rimasti, l’ultima volta che ci siamo visti?
– Eravamo rimasti che io ti ho detto tutto di me e di te non so nulla.
– Ma no, sai più o meno tutto…
– So quello che tu vuoi far sapere: due figlie, un rapporto al capolinea e un po’ di insoddisfazione.
– È esattamente così.
– Ma io voglio sapere quello che tieni nascosto.
– Per esempio?
– Per esempio… Stai bene? Ridi? Fai l’amore? Ti senti amato?
– Sì
– …
– No
– …
– Non lo so.
– Che significa “non lo so”? Dai, non dissimulare: a domanda precisa risposta precisa!
– Credo di sì.
– Credo?
– Sì, direi di sì.
– Wow! Che fortuna. Tu vuoi farmi credere che stai bene, ridi, fai l’amore, ti senti amato e, nonostante questo, hai la faccia da cinquantenne depresso e malinconico?
– Già…
– Dai, Luca, non raccontare cazzate: si vede a un chilometro di distanza che ti porti dentro qualcosa di bello e terribile. Sbaglio?
– …
– Sbaglio?
– No, non sbagli.
– Guarda, sono pronta ad ascoltare qualsiasi confidenza: avanti, su, vuota il sacco.
– Non c’è niente da vuotare: c’era una lei che ora non c’è più. Fine.
– Oddio, anche tu con la sindrome dell’abbandono?
– Nessuna sindrome, anche perché non sono stato abbandonato. Ci siamo lasciati consapevolmente. Senza strappi. Dopo mesi di sofferenza, ci mancavano solo quelli… Sai com’è, Francesca era sposata e non poteva durare a lungo…
– E questo cosa c’entra?
– C’entra, eccome se c’entra. Ha fatto delle scelte e io sono sempre stato la sua seconda scelta. La prima è stata sempre qualcos’altro: marito, lavoro, impegni… Penso di aver peccato di eccesso di fiducia, di averla sopravvalutata. Quando me ne sono reso conto, quando ho capito che mi ero ridotto a elemosinare le briciole, ho iniziato a guardarla in modo completamente diverso e ho realizzato che era finita. Irreversibilmente. Ma poi è passata, e ora sono l’uomo arido che hai davanti.
– Le storie finiscono, e bisogna avere il coraggio di ammetterlo. Hai mai pensato che le barricate che ti sei costruito adesso ti impediscono di vivere? Cazzo, come fai a stare così? A vivere senza emozioni?
– Emozioni? Non ricordo nemmeno cosa sia, un’emozione. Ho solo ricordi ammuffiti. E sono stufo di ricostruire un uomo diverso alla fine dell’ennesima relazione finita male. Tu, invece, dovresti preoccuparti più di Marco e meno di me. Io so cavarmela benissimo da solo. Vivo bene. Ho azzerato i rischi e di conseguenza anche le sofferenze.
– Io ho azzerato i rischi, ma, con Marco, non sono riuscita ad azzerare le distanze. No, non è come dici tu: non si forma una coppia facendosi soltanto compagnia.
– Dai, Rossella, cerca di essere onesta con te stessa. Hai un marito che ti ha lasciato per un’altra, che si è pentito, che hai perdonato e col quale vivi. Se non è amore questo, non so cosa lo sia. Non parlarmi di distanze, per favore, non ci credi nemmeno tu.
– Non posso darti torto e non potrei negare l’evidenza. Dico solo che una coppia, per me, è un’altra cosa. Non basta vivere insieme.
– No, non basta vivere insieme… Ma non serve nemmeno avere un amante per risolvere dei problemi che meritano tutt’altra soluzione.
– Parli bene, tu… Sai quante volte, fuori dal cancello di casa, ho avuto la tentazione di non rientrare e scomparire?
– No, ma so che sei sempre rientrata a casa. E che rientrerai sempre.
– Perché?
– Perché le donne come te non scappano. Restano.
– La tua ex, invece, non è restata.
– Non è esatto. La mia ex non ha saputo restare. Per restare, avrebbe dovuto avere cura. Tu, invece, ti prendi cura degli altri. È questo che ci frega. Quelli come noi dovrebbero mettere da parte l’altruismo, a volte.
– Se ami qualcuno, puoi essere egoista?
– Sì, puoi. A volte è necessario.
– Secondo me l’egoismo, in un rapporto di coppia, non funziona…
– È l’amore a non funzionare, Rossella. È un sentimento troppo difficile, assoluto, impegnativo, che ti porta in un attimo in paradiso e l’attimo dopo all’inferno. Ti fa soffrire e gioire per cose insignificanti, stupide, e quando ci finisci dentro non riesci a uscirne, se non dopo la devastazione.
– È bellissimo.
– Sì, come un infarto.
E dai, molla la presa. Non c’è trippa per gatti. No trip for cats!
– Ottimismo a palla, eh?
– Sono sincero. Tu mi hai fatto una domanda e io ti ho risposto. Non intendo avere storie complicate.
Distacco, questo è quello che ci vuole.
– No, non mi hai risposto. E una risposta me la devi, dal momento che sono qui davanti a te e vorrei capire come comportarmi.
– Cosa c’è da capire? Prova a capire meglio tuo marito, la persona che hai vicino e con cui fai progetti e condividi la vita, non me.
– …
– Scusa la brutalità, ma non ho intenzione di vivere storie di ordinaria sofferenza.
Voglio consumare la mia esistenza in pace.
Magari, se ognuno se ne sta per conto suo, forse riesco anche a finire il mio libro. E poi, una buona amicizia è sempre meglio di una relazione sentimentale pericolosa. L’amicizia non è portatrice di dolori, a volte.
– Posso decidere liberamente a chi dedicarmi, o vuoi scegliere tu per me?
– Sì, scusa….
– Perché ti ha ridotto così?
– Dai, si freddano le alici…
Frase a cazzo estemporanea.
– Luca, non me ne frega niente delle alici! Voglio sapere perché mi tratti così. Voglio sapere cosa devo fare per avere con te una relazione normale. Possibile che devi assumere sempre questo atteggiamento distaccato da principino, ogni volta che mi avvicino un po’?
– Principino io? Ma se sono nato in piena periferia…
– Hai dei modi di fare che a volte mi mandano in bestia!
– Vedi? Sono una persona da evitare. Ti conviene stare a distanza di sicurezza…
Altra frase ad minchiam: vediamo chi la spunta…
– Vaffanculo!
Risposta esatta. Me lo sono meritato. Anzi, c’è andata anche leggera… Mi aspettavo di peggio…
– Su, Rossella, mi imbarazza anche un po’ parlarne con te… ci conosciamo da così poco tempo e le parole “relazione normale”, nella tua… nostra… situazione sono quantomeno azzardate.
– Davvero? Per me una relazione normale è quando ci sono due persone che si amano, pensa un po’ come sono scema.
– Sì, forse nelle canzoni di De André è così, ma la vita reale è un’altra cosa. Ci sono equilibri da rispettare e sentimenti da non calpestare. Mariti vecchi e nuovi da accudire e rassicurare e figli da crescere. La vita quotidiana da condividere, le mutande da lavare, la cena da preparare e le vacanze da organizzare: quella è una relazione normale.
– Per favore, Luca…
– No, per favore tu…
– Cosa deve fare una donna per farti innamorare, eh? Ti costa così tanto rispondere?
– Prima di tutto, deve essere libera: non voglio donne che abbiano la sindrome della crocerossina e non voglio più confrontarmi con mariti, che siano moglie-mamma dipendenti e che suscitino tenerezza. So di essere perdente in partenza. Un marito che suscita tenerezza, anche se manchevole, è un avversario che non dà scampo. Vince su tutto, anche sull’amore più intenso che si possa immaginare.
– Lo pensi davvero?
– Sì. Il mondo è pieno di uomini e donne mancati. L’uomo è spesso un bambinone egoista e capriccioso, che non è mai riuscito a diventare adulto e sta con una donna non per amarla ma per essere accudito. Ebbene, io sono autonomo, indipendente, non ho la sindrome di Peter Pan e non ho bisogno di assistenza. So farcela da solo e ho risolto da tempo i miei conflitti esistenziali e le dipendenze infantili da mia madre.
– Bravo! Però, non ho capito questa storia della crocerossina: credi che io lo sia?
– Sì, lo sei e lo sarai. E se c’è una cosa di cui sono certo, è che non voglio più essere la seconda scelta, il “vorrei, ma non posso”, quello che “se fossi libera”…
– Chi ti dice che sarà così?
– Chi me lo dice? Resti a dormire da me, stanotte?
– Così? Su due piedi? Dovrei organizzarmi…
– Dovrei, ecco cosa me lo dice. Il condizionale. Dovrei, potrei, farei, andrei… me lo dicono tutte quelle condizioni che inevitabilmente ci saranno tra le parole “stare” e “insieme”. Me lo dicono i weekend di desolazione e i sensi di vuoto, dopo aver fatto l’amore. Quando ti senti dire “è tardi, devo andare a casa a preparare la cena”. Me lo dice la ragione, che tiene a me più di chiunque altro, e non vuole farmi restare solo, in una stanza vuota, come un coglione.
– Conosci talmente bene il copione da poterlo recitare a memoria, giusto?
– Giusto!
– Sottovaluti un aspetto: io non sono come la tua ex.
– Non ne dubito. Tu non sei come lei, sei una donna eccezionale, ma le condizioni al contorno sono identiche. Poi, perdonami, ma mi hai parlato così tanto di tuo marito, delle sue doti e dei suoi difetti, da non poter vedere accanto a te nessun’altra persona…
– Forse ho sbagliato a farlo..
– Non hai sbagliato. La storia della moglie trascurata e insoddisfatta, del marito poco presente e dell’altro, l’amore sfiorato da rimpiangere, è vecchia… Quel tipo di amore là finisce sempre con una lei che si accorge troppo tardi di aver perso qualcosa di importante e si ritrova a rimpiangere i fiori appassiti al sole di un aprile ormai lontano.
– Perché riduci sempre tutto ai minimi termini? Il messaggio della canzone dell’amore perduto non è esattamente questo.
– No, infatti. Il messaggio è ben più devastante: lui sceglie la prima donna che incontra per strada. Per avere l’illusione di un amore nuovo. Per tutto ciò che non è riuscito ad avere. La verità è che sono diventato cinico e realista. So con certezza che gli amori difficili si rimpiangono e quelli facili si scelgono. È matematico. E io non voglio una donna per una scopata veloce: ho bisogno della sua presenza quotidiana.
– Beato te, che hai queste certezze. Ti invidio.
– Sai quando ti vengono tutte queste certezze? Quando sei disilluso e soffri come una bestia. Quando qualsiasi cosa perde senso, anche la vita. Quando impieghi anni per ricostruire un equilibrio e riempire i vuoti. Quando ti fai pena per quanto ti senti solo.
– Credi che io ti farò questo?
– È probabile.
– Sai cosa penso? Secondo me, dovresti imparare a conoscere meglio le persone, prima di sbilanciarti coi giudizi.
– Il mio è uno sbilanciamento preventivo. Parto prevenuto.
– Parti presuntuoso.
– Parto dal presupposto che potrei avere solo ruolo, nella tua vita: essere la ruota di scorta. Mi sembra riduttivo, per come sono fatto… Io voglio vivere la donna che amo e voglio essere vissuto, non rimpianto.
– Chi ti dice che sarà così?
– Me lo dice l’intuito. Me lo dice l’esperienza. Me lo dice il mio desiderio di avere vicino un compagna vera, non un’amante. Non potrei mai viverti interamente, e questo non posso permettermelo.
– Sei veramente uno stronzo! E io sono una cretina. Una cretina innamorata.
Clic.
– Dai, spegni la luce che mi vergogno.
– Rossella…
– Ma che fai, piangi?
– … è il fumo.
– Cretino! Tu odi il fumo.
– …
– Cazzo!, sono le due passate. È tardissimo!
– Rossella, non andartene, restiamo abbracciati ancora un po’.
– Mi andrebbe, Luca, lo desidero tantissimo, ma è veramente tardi. Devo andare.
– Aspetta…
– La prossima volta ci organizziamo meglio, te lo prometto. Scappo! Ciao amore mio…
– Ciao, Rossella.