Il 25 dicembre, ormai è storicamente accertato, si festeggia il compleanno di qualcuno nato in un altro giorno. I bene informati sostengono che quel qualcuno sia nientepopodimeno che il figlio di Dio, anche se non è dato sapere se sia stato direttamente il creatore a metterlo al mondo, o più probabilmente una donna in carne e ossa, attraverso… ehm… tecniche tradizionali, che, stranamente, le hanno permesso di mantenere intatta la sua verginità. Sembra che tutto sia avvenuto per opera dello Spirito Santo, una specie di intermediario del Padreterno, che ha gettato delle ombre inquietanti sulla legittima paternità di dio. Di certo c’è che nei Vangeli non si fa nessun riferimento a tecniche di fecondazione assistita, anche se questo Spirito Santo nessuno ha mai capito bene chi sia realmente. A supporto dell’ipotesi di inciucio, c’è una prova schiacciante: il povero Cristo ha dovuto fare da subito i conti con la propria identità. Lui era moro e aveva la pelle olivastra, ma i pittori dell’epoca si ostinavano a rappresentarlo come un bonazzo biondo, con gli occhi azzurri e coi capelli boccolosi a mo’ di fotomodello dei pigiami Bassetti. Le voci, si sa, si tramandano da padre in figlio, per questo anche i fedeli moderni, quelli che portano la pace con le bombe, continuano a immaginare Cristo come il fotomodello della copertina di Vogue. Il 24 dicembre non ci sono santi: si mette nel presepe la statuina di un bambinello biondo e riccio, che non somiglia nemmeno lontanamente a Gesù. Il gesto deve essere compiuto con estrema solennità, né un minuto prima, né un minuto dopo la mezzanotte, perché sennò porta male. Il connubio tra la sacralità e la superstizione sta a significare che la mente delle persone è talmente offuscata dalla consuetudine da non riuscire più a distinguere un prete da un mago… eppure le differenze sono evidenti: i primi vengono mantenuti dalle donazioni dei fedeli e… i secondi pure. In ogni caso, dopo aver adagiato nel presepe un bambinello farlocco e aver adempiuto ai doveri del bravo cristiano, il resto della serata è dedicato all’apertura dei regali, che, come vuole la tradizione, o non servono a un cazzo, o sono doppioni, o devono essere cambiati dopo le feste, quando non si trova più lo scontrino. Meno male che a mitigare la delusione del regalo di merda c’è l’attesa per l’apertura di quei pacchetti posizionati con cura sotto un bell’albero, proporzionato alla cilindrata della macchina del padrone di casa, addobbato rigorosamente l’8 dicembre. Perché altrimenti porta male. Si sa come sono gli uomini, ci tengono alle tradizioni e hanno paura di chi possa inquinarle con culture e usanze diverse. Se quelli che pregano verso la Mecca sono pericolosi, mi chiedo quale rischio si corra a vivere in una comunità che festeggia la nascita di un uomo nato in un altro giorno, che viene rappresentato come qualcuno che non è lui ed è stato concepito da una vergine per opera dello Spirito Santo. Io, onestamente, visto che non si può proprio farne a meno, a Natale ho scelto di celebrare San Giuseppe: al posto del bambinello, metto nel presepe la statua di un falegname abruzzese quasi uguale al santo originale. Quel poveraccio di Giuseppe viene lasciato ai margini per tutto il periodo delle festività natalizie ed è ricordato con estremo ritardo solo il 19 marzo, in occasione di una festa che non gli appartiene. Ma ci rendiamo conto? Milioni di papà tradizionalisti celebrano a cuor leggero una festività, pensando di rendere omaggio al padre di Gesù, come se non si sappia che Gesù in realtà è figlio dello Spirito Santo. Ce li vorrei vedere, quegli stessi padri, se la moglie gli rendesse omaggio, celebrando il compleanno dell’idraulico… Eppure sarebbe stato tutto più semplice, se qualcuno avesse scritto da qualche parte che il 19 marzo è la festa dei padri che crescono i figli a prescindere da chi sono figli. Invece no, nel goffo tentativo di rendere tutto perfetto, i sostenitori delle tradizioni hanno fatto una confusione di date e di ruoli che fa paura: per un uomo razionale sarebbe più facile avere fede nel culto del montone rovesciato… Comunque, grazie a Giuseppe, la storia di questa nascita ambigua non è uscita su Novella 2000, Gesù ha avuto un padre con cui andare a insultare gli arbitri durante le partite di calcio e il creatore ha salvato la faccia. È proprio il caso di dire che sono tutti santi coi miracoli degli altri…
Io sarò sicuramente in malafede, ma sono quasi certo che la favola del Natale, per come è stata concepita, fa acqua da tutte le parti. Sfido chiunque a festeggiare il compleanno a ottobre se in realtà il lieto evento si è verificato a luglio. Basta immaginare la scena: il festeggiato entra in casa, si trova circondato da una platea di invitati inebetiti che dicono in coro…
– Tanti auguri!
Attimo di smarrimento.
– Chi festeggiamo?
Ulteriore coro.
– Stocazzo!
Fine della festa.
Secondo me questa cosa Gesù l’ha pensata ogni santo Natale che Cristo ha fatto. Se poco poco la storia del regno dei cieli è vera, da circa duemila anni passa il cenone della vigilia con il rimpianto di aver sacrificato la vita per una razza di coglioni, che celebrano la nascita del figlio di Dio nel giorno sbagliato. In pratica, potrebbe darsi che a Natale si festeggi la nascita di Cristo, ma in realtà quel giorno sia nato Budda. Obiettivamente, che l’uomo non abbia capito un cazzo degli insegnamenti del Padre, del figlio e dello Spirito Santo, è abbastanza evidente. Dio dice di non uccidere, e lui invece uccide. Non desiderare donne e cose altrui, e invece desidera. Non testimoniare il falso, e invece testimonia. Non rubare, e invece ruba. Che ci sia un difetto di comunicazione o di comprensione è evidente, come è evidente che una lista così lunga di cose da non fare è stata sicuramente controproducente. Ma come?, dico io, tu sei Dio e non sai di aver creato un essere incline alla trasgressione? Non sai che se a un uomo dici di non fare qualcosa, quello appena ti distrai un attimo, zac!, non solo infrange il divieto, ma cerca di convincerti che sei stato tu ad aver sbagliato a scrivere la regola e quindi la violazione è legittima? Che razza di dio sei, se non conosci nemmeno i proverbi e non sai che “l’occasione fa l’uomo ladro” o che “fatta la legge, trovato l’inganno”? Bisognava inventare prima i proverbi e poi l’uomo, allora. Oppure, invece della Bibbia, sarebbe stato più indicato raccogliere l’intera collezione dei calendari di Frate Indovino: da lì si capisce benissimo che gli uomini sono fatti della stessa materia di cui sono fatti gli juventini e i leghisti. Io, a essere onesto, ancora non ho capito se sia stato l’uomo a creare dio o dio a creare l’uomo, ma, a prescindere da chi abbia creato chi, credo che i due avrebbero dovuto almeno conoscersi, prima di azzardare una creazione di questa portata. È vero che a volte i capolavori nascono dalle botte di culo, ma si tratta di eventi rari: nei casi dubbi è meglio mettersi d’accordo prima su cosa sia un capolavoro e cosa non lo sia. Se tu crei un essere invidioso e gli dici di non provare invidia, significa che sei poco pratico di creazioni e molto pratico di contraddizioni: ergo, rischi di fare minchiate irreparabili. Mi pare anche inutile mandare un figlio sulla terra a predicare l’amore universale, per salvare la faccia con la scusa di salvare l’umanità, se hai avuto l’avventatezza di tirare fuori la storia di Adamo, Eva, Caino e Abele… Cosa ti aspetti che venga fuori da un furto, un fratricidio e un incesto? Al massimo puoi aspettarti Dallas… o Beautiful… Se uno dice “in principio era il Verbo”, poi deve azzeccare il soggetto e il complemento, altrimenti il discorso non fila. Diciamo la verità: qualcosa è sfuggita al controllo di qualcuno, e l’autore della cazzata si è vergognato ad ammetterlo. Del resto, è evidente che se dio ha creato l’uomo a sua immagine, cioè nero e figlio dei fiori, e l’uomo lo immagina come Lady Oscar, c’è di sicuro un fraintendimento, una voce maligna di paese che ha messo in circolazione delle falsità. Nei panni di Gesù, io avrei avuto una profonda crisi di identità. Avrei messo in discussione l’esistenza di dio e dubitato della paternità di mio padre, pensando che, per fare lo sbruffone con gli amici, abbia fatto circolare la voce di aver messo incinta una donna senza toccarla, per nascondere la toccata di qualcun altro. Non è escluso che Gesù sia stato il primo ateo della storia e abbia pagato caro il suo ateismo. Infatti, Dio, vedendo in giro sculture e dipinti raffiguranti un Cristo che non corrispondeva a suo figlio, ha giustamente cominciato a sospettare dello Spirito Santo, abbandonando Cristo sulla croce perché colpevole soltanto di essere stato vittima di una narrazione sbagliata. Cos’è la resurrezione, se non il ritorno di Cristo a seguito del lungo e impegnativo trattamento sbiancante per la pelle, che lo ha tenuto lontano dalle scene per qualche mese esattamente come è accaduto a Michael Jackson? Essere ciò che sei realmente e non quello che gli altri vorrebbero che fossi: questo è il vero messaggio della resurrezione. Un uomo risorge quando si libera dal peso del giudizio degli altri e comincia a vivere come vuole. O semplicemente quando riesce a stare bene con sé stesso, a prescindere da cosa si aspettano le persone che lo circondano. E poco importa se esce dalla tomba con aria solenne o facendo il passo strusciante di Michael Jackson: l’importante è uscirne. Questo concetto semplice semplice gli uomini non l’hanno capito, un po’ perché sono decerebrati e un po’ perché per la maggioranza è più pratico avere a che fare con dei cattivi giudici piuttosto che con dei buoni anarchici. A chiunque, prima o poi, capita di giudicare qualcuno o qualcosa, ma pochi sanno anarchizz… anarcar… essere anarchici. Quindi, gli uomini hanno creato dio a loro immagine, per convincere altri uomini che dio abbia creato l’uomo a sua immagine, e questo ha dato origine a una religione confusionaria come la bizona di Oronzo Canà. Una società seria avrebbe dato a dio le sembianze di una donna e sarebbe stato tutto più facile. Anche perché, diciamo la verità, da che mondo è mondo è la madre a essere l’essenza della creazione: l’uomo ha sempre avuto un ruolo marginale. Di sicuro c’è che tanto gli uomini quanto le donne, per non scannarsi tra loro, hanno bisogno di regole, di punizioni severe e, soprattutto, di qualcosa in cui credere. Peccato che l’essere umano, per un bug nel software, creda in quello che gli fa più comodo e non alla verità. In ogni caso, la trovata di un dio infinitamente buono e comprensivo che però all’occorrenza si incazza come una bestia e spedisce all’inferno chiunque gli capiti sottomano, soltanto perché ha eseguito azioni per le quali è stato geneticamente predisposto e che, per quieto vivere, il creatore gli ha proibito di eseguire, è poco credibile. Se mi hai creato allergico e t’incazzi perché starnutisco significa che sei un dio di cui diffidare, simile al mio vicino di casa, bipolare, che un giorno mi saluta cordialmente e il giorno dopo mi manda a fanculo senza un motivo apparente. Quindi, sintetizzando al massimo la Bibbia, i Vangeli e i comandamenti: è tutto concesso tranne ciò che è espressamente vietato. Cosa che, analizzando la lunga lista di divieti prevista dalle religioni e le penitenze inflitte dai preti, ha un solo significato: è tutto vietato e se sgarri sono cazzi tuoi.
Fortunatamente, il Natale non è soltanto la ricorrenza di una specie di farsa pirandelliana, ma contempla anche un dio vero da celebrare. Il dio in questione si chiama Consumo ed è l’unico a promettere una strada reale per raggiungere la felicità terrena. Il suo unico comandamento è “Più consumi e più sei felice”. Semplice e diretto, senza troppi fronzoli. Bisogna essere onesti: chi ha inventato questo credo è stato molto più abile di chi ha inventato la storia del Natale. Amare il prossimo come sé stessi è difficilissimo, amare il consumo, invece, è molto più facile, ma ha una controindicazione. La felicità promessa dal consumo richiede che la vita venga spesa a consumare, in una specie di algoritmo che si impalla tra la ricerca del guadagno e la ricerca di cose inutili da acquistare. In poche parole, la strada per la felicità promessa da questo dio è un susseguirsi di infelicità e insoddisfazioni di ogni tipo. Eppure il dio del consumo ha raggiunto una popolarità inimmaginabile. L’ha capito anche il dio cristiano, che, per sostenere la competizione, ha dovuto ridimensionarsi e barattare il ruolo da protagonista del regno dei cieli con il ruolo da comparsa nei centri commerciali, in cui appare sotto mentite spoglie, quelle di Babbo Natale. Certo, questo scenario non è il massimo, potrebbe dare l’impressione che dio abbia fallito, ma oggettivamente non era facile nemmeno per lui prevedere un mondo in cui l’amore predicato da quel figlio rivoluzionario, mandato sulla terra per scuotere le coscienze dell’umanità, un giorno si sarebbe misurato non con l’amore universale ma con un telefono regalato a Natale. A ogni modo, anche in questo caso, Dio ha manifestato tutta la sua impreparazione in termini di faccende terrene. Vuoi impersonare il dio del consumo perché professa una religione più efficace della tua? Va bene, lo capisco, fai pure, ma almeno abbi la scaltrezza di assumere le sembianze di Bruce Lee o di Flash Gordon, specialmente se vuoi inventarti la minchiata della consegna di miliardi di regali in una notte. Invece che fai? Scegli le fattezze di un signore anziano e obeso, che si muove su una slitta volante e, invece di lasciare i regali fuori dalla porta, si cala nei comignoli dei caminetti, in cui resta inevitabilmente e matematicamente incastrato. Di’ la verità: ti piace soffrire? Sei un dio masochista? Vuoi dimostrare che la salvezza si ottiene solo con la sofferenza? Per fortuna, una cosa l’hai indovinata: hai scelto di sposare una strafiga tipo Wonder Woman che… Ah, no, devo aver fatto confusione con Superman… Babbo Natale ha quella relazione strana con la Befana, una donna piena di qualità tra cui spiccano la bellezza e la simpatia. Niente, anche come dio terreno mi sembra un fallimento totale. Eppure, una storia così fantastica e inverosimile deve avere una morale… Ma certo che ce l’ha! E chi, se non Babbo Natale e la Befana, possono dare la ricetta per far funzionare i rapporti di coppia? Per stare insieme una vita, e andare d’accordo, un uomo e una donna devono vivere distanti e incontrarsi una volta l’anno: questo è il messaggio d’augurio di Babbo Natale. No, non vale nemmeno questo… dimenticavo che il giorno di Natale è fatto apposta per far incontrare i parenti e farli litigare furiosamente, fino a giurare di non rivedersi più. Fino al prossimo Natale.